Porto Cervo
Il centro
Porto Cervo è una frazione del comune: sebbene sia il principale centro della Costa Smeralda, ha una popolazione residente di 420 abitanti, ma durante il periodo estivo la sua popolazione cresce incredibilmente, quando decine di migliaia di vacanzieri affollano le sue spiagge, le vie e le piazze. Rinomato luogo di villeggiatura è edificato attorno al profondo porto naturale, la cui forma ricorda quella di un cervo e domina i promontori sul mare, la curva del porto e le ville sparse, immerse nel verde. Il centro è costruito su di un piano rialzato rispetto al porto, con la sua famosissima piazzetta, i negozi, le boutique, mentre tutt'attorno i ristoranti, gli alberghi, i locali notturni e le ville si arrampicano fin sulle colline circostanti. Il Porto Vecchio risale agli anni sessanta, quando il principe Karim Aga Khan IV, affascinato dalla bellezza di questo tratto di costa, decise di comprare le poverissime e incoltivabili terre di quest'angolo di Gallura e assieme allo scenografo svizzero-francese Jacques Couelle, poi affiancato dall'architetto Luigi Vietti e in seguito, ma solo in parte, dall'architetto Michele Busiri Vici, di dare vita al paradiso del turismo internazionale d'élite che conosciamo oggi. Nel 1967 fu fondato lo Yacht Club Costa Smeralda. Negli anni ottanta iniziarono i lavori per la costruzione del nuovo porto, assai più capiente ed attrezzato. Al momento della sua progettazione, il principe ed i suoi collaboratori pensarono di poter creare un'architettura che mantenesse il più possibile la continuità con quella tipica gallurese, dall'aspetto povero e rudimentale ma discretamente inserita nell'ambiente circostante e questa fu la chiave del successo. Questo tipo di architettura si diffuse in tutta la costa nord-orientale ed è attuale e imitata. A questa interpretazione va comunque affiancata, per imparzialità, quella della critica ufficiale, non senza alcune precisazioni sugli eventi e sulle persone che generarono tale "architettura". Il principe, acquistati i terreni ed essendo assai mal consigliato, non chiamò nessun architetto ma si rivolse ad uno scenografo, il francese Jacques Couelle, che si sbizzarrì nelle sue fantasie scenografiche. Si inventò persino che l'Hotel Cala di Volpe dovesse sorgere sulle rovine di un mai esistito convento alto-medioevale, di cui oggi i turisti ingenui ammirano convinti le false fondamenta ad opus incertum e reticulatum. Ma affinché i suoi disegni a carboncino fossero resi realizzabili, fu necessario chiamare un architetto e la scelta cadde sull'arch. Vietti, noto per i suoi bei restauri nei porticcioli liguri, i Piani di Portofino e di Cortina d'Ampezzo e per una grande sensibilità paesaggistica che lo accomunava alla mentalità dell'Aga Kahn. Vietti, però, fu costretto a trasformare gli schizzi di Couelle in progetti, poi, ovviamente, dovette difenderli. Cercò di giustificare l'opera definendola come "quell'espressione architettonica che sarebbe nata in Gallura se le sue condizioni storico-economiche e culturali l'avessero permesso". Oppure come meta-sinossi di una ipotetica "architettura pan-mediterranea spontanea" del tutto decontestualizzata.
Stile archittettonico
L'edilizia portocervina è dunque un'autentica invenzione di matrice teatrale. Un misto di forme e stilemi spagnoli, provenzali, capresi, amalfitani, greci, pugliesi, siculi e magrebini. Nessun grande architetto partecipò all'impresa; Busiri Vici intervenne solo parzialmente realizzando l'unico gioiellino architettonico: la chiesetta Stella Maris, un albergo e alcune ville. Mentre la critica ufficiale ha sempre condannato l'opera collocandola nel girone del Kitsch di lusso (e comunque ben al di fuori da una possibile dignità architettonica, formale e stilistica) e quindi l'ha ignorata, non c'è dubbio che lo "stile" portocervino abbia riscosso un enorme successo nazional-popolare, che, sebbene ormai in forte declino, forse oggi perdura. Non così opere come l'hotel Cala di Volpe ed altre che restano comunque un oltraggio all'architettura e alla cultura in generale. Gli sviluppi che seguirono (vedi Porto Cervo Marina, etc.) tentarono una razionalizzazione con interventi di alterno valore, alcuni certamente assai notevoli, come lo Yacht Club, altri di palese mediocrità, ma non ottennero gran che. Va peraltro precisato che nessuna responsabilità di tutto questo può essere addebitata al principe Karim, anzi, in diverse occasioni, come nel Master Plan degli anni '80, egli dettò principi e metodi di pianificazione e di urbanistica coniugata al paesaggio naturale che nessuno, sino ad oggi, è mai riuscito ad impostare e a realizzare in Italia.
Il porto
Il porto nuovo di Porto Cervo è uno dei meglio attrezzati del Mediterraneo, ha una capienza di 700 posti e camminando sulle banchine si possono ammirare le più belle barche, i panfili e gli yacht di proprietà di ricchi personaggi famosi. Al centro di Porto Cervo la passeggiata, la piazzetta delle Chiacchiere e il Sottopiazza è un insieme di strette viuzze, finestre e balconcini multicolori costruiti nel tipico stile della Costa Smeralda. La periferia ospita invece i locali notturni più alla moda e i ristoranti più prestigiosi, il vero centro della vita notturna della costa.
Porto Cervo