Cagliari
Territorio
Cagliari Casteddu in sardo, è un comune italiano di 154 507 abitanti, capoluogo della regione autonoma della Sardegna e centro principale della propria città metropolitana, comprendente oltre al capoluogo e i comuni ad esso conurbati anche diversi centri della cintura urbana[4], per un totale di 431 302 abitanti. Sede universitaria e arcivescovile e città dalla storia plurimillenaria, è il centro amministrativo storico dell'isola essendo stata, sotto la denominazione di Caralis, capoluogo della provincia di Sardinia et Corsica durante il periodo romano e successivamente capitale del Regno di Sardegna, dal 1324 al 1720, e poi dal 1798 al 1814. Il suo porto è classificato "internazionale" per via della sua importanza; svolge funzioni commerciali, industriali, turistiche e di servizio per passeggeri. Cagliari si affaccia al centro del golfo degli Angeli, nella costa meridionale della Sardegna. La città, che si sviluppa intorno al colle dello storico quartiere di Castello, è delimitata ad est dalla Sella del Diavolo e dallo stagno di Molentargius, a ovest dallo stagno di Cagliari, a sud dal mar Tirreno e a nord dal colle di San Michele e dalla pianura del Campidano. Ha in comune con Roma, Lisbona, Praga e Istanbul il fatto di essere stata costruita su sette colli calcarei[10] che identificano altrettanti quartieri cittadini: Castello, Tuvumannu/Tuvixeddu, Monte Claro, Monte Urpinu, Colle di Bonaria, Colle di San Michele, Calamosca/Sella del Diavolo. La città è caratterizzata da zone collinari, dove sorgono i quartieri storici, e da zone pianeggianti, dove è situata la maggior parte dei quartieri sorti a partire dal XIX secolo.
Il clima
Il clima della città è tipicamente mediterraneo, con inverni miti ed estati calde e siccitose. I valori estremi estivi talora superano di poco i 40 °C (a volte con tassi di umidità assai elevati), mentre quelli invernali, solo in condizioni particolari e rare, scendono leggermente sotto lo zero. Frequenti i venti, soprattutto il maestrale e lo scirocco; d'estate la brezza marina diurna da scirocco (detto s'imbattu in cagliaritano) abbassa la temperatura e rende più tollerabile la calura. Secondo la Stazione meteorologica di Cagliari Elmas la temperatura media annua si attesta sui 17,7 °C, ma all'interno della città, soprattutto le temperature minime risultano più alte di qualche grado.
Preistoria e Storia antica
La leggenda, narrata dallo scrittore latino Gaio Giulio Solino, vuole che Caralis sia stata fondata da Aristeo, figlio del dio Apollo e della ninfa Cirene, giunto in Sardegna dalla Beozia nel XV secolo a.C. circa. Aristeo introdusse in Sardegna la caccia e l'agricoltura, riappacificò le popolazioni indigene in lotta fra di loro e fondò appunto la città di Caralis, sulla quale in seguito regnò. Secondo alcune fonti Aristeo venne accompagnato in Sardegna da Dedalo, il quale, secondo gli antichi greci, sarebbe l'artefice delle imponenti opere dedalee (i Nuraghi) presenti sull'isola. Alcune domus de janas e resti di capanne del IV - III millennio a.C. scoperte a San Bartolomeo e sul colle di Sant'Elia confermano che la zona dove sorge l'odierna città fu abitata fin dal neolitico[15]; le risorse del mare, degli stagni e del fertile territorio della pianura campidanese, garantivano il sostentamento delle popolazioni del periodo prenuragico. All'età del rame risalgono i reperti della cultura di Monte Claro, diffusasi in tutta la Sardegna, che prende il nome dall'omonimo colle cagliaritano. Ritrovamenti archeologici dell'età del bronzo, come ad esempio le ceramiche egee ritrovate nel nuraghe Antigori presso Sarroch, fanno ipotizzare che le popolazioni nuragiche stanziate nell'odierno cagliaritano intrattennero intensi rapporti commerciali e culturali con i Micenei e sono testimonianza che i suoi porti godevano già allora di vita e di frequentazione; lo stesso mito di Aristeo sulla fondazione di Caralis potrebbe essere nato, in epoca successiva, dal lontano ricordo di questi antiche interazioni fra Sardi e Greci. I Fenici, che frequentarono i porti di Cagliari e di altre zone della Sardegna sin dall'VIII secolo a.C., o in periodo comunque antecedente alla fondazione di Roma, si stanziarono all'imboccatura dello stagno di Santa Gilla. Il poeta romano Claudio Claudiano del IV secolo, descrivendo Karalis, la dice "Tyrio fundata potenti" ossia fondata dalla potente Tiro (nell'odierno Libano) e i dati archeologici hanno confermato la presenza fenicia nel periodo della cosiddetta "talassocrazia" di Tiro. Passata ai Cartaginesi nel V secolo a.C., la città conobbe un rapido sviluppo, testimoniato tra l'altro dalle necropoli di Tuvixeddu, ritenuta la più vasta necropoli punica del Mediterraneo. Divenuta il centro principale dell'isola, ormai in gran parte sotto l'influenza di Cartagine, passò ai Romani con tutta la Sardegna e la Corsica, nel 238 a.C., all'indomani della prima guerra punica. Nei secoli successivi la Karalis romana mantenne il suo ruolo di metropoli sarda e nel 46 a.C. Cesare la premiò per averlo sostenuto nello scontro con Pompeo concedendole lo Stato giuridico di municipio. Alla morte di Cesare i cittadini gli rimasero fedeli e si schierarono dalla parte del figlio adottivo Ottaviano contro Sesto Pompeo. Dopo la vittoria di Ottaviano, in età imperiale ci fu un lungo periodo di tranquillità politica e di grande sviluppo economico. L'aspetto dell'abitato subì numerosi mutamenti durante la lunga dominazione romana, di cui sono notevoli resti l'anfiteatro e le ville suburbane come la cosiddetta Villa di Tigellio. Alla metà del V secolo la città cadde sotto l'occupazione dei Vandali d'Africa, comandati dal re Genserico. Caralis rimase parte del regno dei Vandali per circa ottant'anni, divenendo per un breve lasso di tempo capitale di un regno sardo indipendente proclamato dal funzionario germanico ribelle Goda. Fu riconquistata dai romani d'oriente di Giustiniano nel 534 d.C. ed entrò nel sistema amministrativo bizantino come sede del preside, funzionario imperiale a capo di tutta la Sardegna, sottoposta all'esarcato d'Africa. Durante la guerra gotica, che imperversava nella penisola, contingenti di Goti occuparono per un breve periodo la città che passo poi nuovamente in mano bizantina. Nel 599 d.C. la flotta longobarda di Agilulfo compì un'incursione di saccheggio nelle coste cagliaritane ma venne respinta dalle milizie locali.
Storia medievale
Con la divisione dell'isola in quattro Stati detti Giudicati, la città, da secoli in fortissima recessione demografica e ormai ridotta al borgo di Santa Igia o Santa Gilla, rimase a capo del giudicato che ne prese il nome. Intanto aveva subìto secoli di incursioni saracene, contrastate dal principio dell'XI secolo con l'aiuto delle potenze navali di Pisa e Genova. È nota la progressiva ingerenza che le due città marinare esercitarono da allora sulla Sardegna. Il Giudicato cagliaritano, fin dalle sue più antiche attestazioni, rientrò nell'orbita dei Pisani e dei Genovesi; furono i primi che finirono con l'impadronirsene. Nel 1215, di fronte alla possibilità di un'alleanza tra la nuova giudicessa Benedetta e Genova, il pisano Lamberto Visconti di Eldizio ottenne con la minaccia delle armi la cessione del colle che sarebbe stato detto di Castello: infatti, quasi a guardia della capitale giudicale, vi venne presto costruita una città fortificata interamente pisana: il Castellum Castri de Kallari . Nel 1257 il neo-sovrano filoligure Guglielmo III-Salusio VI scacciò i pisani dalla rocca di Castel di Castro, ceduta l'anno precedente al comune di Genova dal predecessore Giovanni Torchitorio V[28]. Ciò accese l'ira di Pisa e degli altri tre giudicati sardi filopisani che immediatamente attaccarono Guglielmo. Il 20 luglio 1258, dopo un anno di guerra, Santa Igia venne distrutta dalla coalizione guidata da Gherardo e Ugolino della Gherardesca, Guglielmo di Capraia, Giovanni Visconti e l'ammiraglio Ottone Gualduccio e sulle sue rovine venne sparso il sale; il giudice Guglielmo riuscì a fuggire a Genova dove morì nello stesso anno. Ebbe così fine il giudicato di Cagliari che venne smembrato in tre parti: la parte settentrionale venne annessa dal giudicato di Arborea, la parte orientale dal giudicato di Gallura, l'area occidentale fu assegnata alla famiglia dei Della Gherardesca, mentre il comune di Pisa mantenne il governo di Castel di Castro, considerato "la chiave del Mediterraneo". Da allora il Castellum Castri fu identificato con la stessa Cagliari, come mostra ancora l'attuale nome sardo della città, Casteddu. Nondimeno attorno ad esso si formarono i sobborghi di Stampace (toponimo che si riscontra anche a Pisa) e di Villanova; in queste appendici trovarono asilo i profughi sardi di Santa Igia, esclusi dal Castello, dipendente direttamente da Pisa, che aveva un ordinamento comunale regolato dal Breve Castelli Castri de Kallari; il porto di Bagnaria, collegato a Castello dal quartiere fortificato della Marina, era invece regolato dal Breve portus kallaretani. Non passarono cent'anni e un'altra dominazione sopraggiunse. Questa volta furono gli Aragonesi che, nella loro guerra di conquista della Sardegna, assediando Cagliari, edificarono una loro roccaforte su un altro colle, ancora più meridionale: quello di Bonaria. Essi tuttavia non distrussero la città nemica, come avevano fatto i Pisani con Santa Gilla; ma anzi, ottenuta la vittoria nella battaglia di Lucocisterna, lasciarono il Castello infeudato a Pisa. I toscani però non sopportavano la concorrenza del nuovo borgo aragonese di Bonaria, col suo fiorente porto: l'anno seguente ripresero le armi ma vennero nuovamente sconfitti dagli aragonesi in una battaglia navale svoltasi nel golfo degli Angeli tra il 26 e il 29 dicembre 1325 e quindi dovettero abbandonare per sempre il Castello mentre le loro abitazioni furono riassegnate a sudditi della corona d'Aragona. Ai pisani (i cosiddetti pullini) fu tuttavia permesso di continuare a risiedere alla Marina e nelle altre appendici. Sotto la dominazione iberica Caller (Cagliari), città reale non sottomessa e sede del viceré, venne dotata di un codice municipale modellato sulla base di quello di Barcellona e divenne la capitale del nuovo regno. Il Castello, riservato ai nuovi dominatori catalano-aragonesi, venne interdetto, per ragioni di sicurezza militare, agli stranieri e poi anche ai sardi dal 1333 (divieto che perdurerà fino al XVI secolo); il quartiere del porto, la Bagnaria pisana ormai nota come La Pola, fu potenziato e ampliato. Alcune famiglie di origine iberica che si insediarono a Cagliari in quell'epoca sono tuttora presenti in città; tra le varie si possono ricordare gli Aymerich, gli Amat, i Manca, i Canelles e i Sanjust.
Storia rinascimentale, seicentesca e settecentesca
Conquistata la Sardegna pisana e inglobati i possedimenti dei Malaspina, il regno dovette fronteggiare prima i Doria e poi Mariano IV d'Arborea il quale a partire dal 1353 scatenò la rivolta contro gli aragonesi, cosicché il territorio regio si ridusse alle sole città di Cagliari e Alghero mentre la parte restante divenne parte del giudicato di Arborea, l'unica entità statale isolana rimasta indipendente. Questa situazione si protrasse a fasi alterne fino al 1409 quando una nuova spedizione militare aragonese, guidata da Martino I di Sicilia, sconfisse arborensi e alleati nella battaglia di Sanluri, facendo sì che a partire dal 1420, a seguito della cessione per 100.000 fiorini dei restanti territori del giudicato arborense, il territorio del regno di Sardegna, con capitale Caller, coincidesse per la prima volta con quello dell'intera isola. Con il matrimonio di Ferdinando II d'Aragona e Isabella I di Castiglia (1469) si ebbe l'unione fra la Corona di Castiglia e la Corona d'Aragona (di cui il Regno di Sardegna faceva parte), che mantennero però istituzioni distinte. Nel 1535 l'imperatore Carlo V lanciò una grande spedizione navale contro Tunisi; prima di partire verso l'Africa la flotta effettuò un ultimo raduno a Cagliari, la visita del sovrano in città è ricordata da un'epigrafe in lingua latina posta sopra il portale dell'Ex Palazzo di Città e da un pulpito oggi situato nell'atrio della chiesa di San Michele. Nel corso dello stesso secolo furono potenziate le fortificazioni con la costruzione dei bastioni e i diritti e benefici dei catalano-aragonesi furono estesi a tutti i cittadini. All'epoca (metà del XVI secolo) la popolazione di Cagliari, una delle tante città di uno sterminato impero in continua espansione, superava di poco i 10.000 abitanti mentre Barcellona ne contava circa 30.000 e Madrid circa 20.000. La vita intellettuale fu relativamente vivace e nel XVII secolo venne fondata l'Università (1607). Tuttavia pian piano la città, pur fortemente ispanizzata, cominciò a provare una certa insofferenza per la dominazione iberica: sentimento che culminò nell'assassinio del viceré Camarassa (1668). Così nel 1708, durante la Guerra di successione spagnola, i cagliaritani non opposero resistenza all'assedio anglo-olandese, che pose fine all'età spagnola. A seguito del trattato di Utrecht si assistette allo smembramento dei territori europei dell'impero spagnolo e il regno di Sardegna venne assegnato prima all'Austria dal 1713, e successivamente, dopo l'effimera occupazione del cardinale Giulio Alberoni che cercava di riconquistare la Sardegna agli spagnoli (1717), Cagliari, come deciso al Trattato dell'Aia del 1720, passò con tutto il Regno sotto il dominio sabaudo, l'8 agosto 1720. L'età di riforme che seguì in tutta Europa vide un relativo rilancio della città, con la riorganizzazione dell'Università, dell'ospedale, dell'Archivio di Stato e della Biblioteca universitaria e la creazione di una scuola di Chirurgia e della Stamperia reale. Anche i piemontesi non furono tuttavia ben tollerati e quando, dopo che Cagliari aveva stavolta resistito con vigore all'assedio navale dei francesi rivoluzionari (1793), i sardi videro rifiutare la loro richiesta di una maggiore autonomia e del rispetto degli antichi privilegi, la città insorse il 27-28 aprile 1794 (oggi festa come «Sa die de sa Sardigna»), e cacciò temporaneamente i piemontesi; ma la rivolta, fagocitata da una sollevazione anti-feudale nel resto dell'isola, si risolse senza conseguenze.
Storia ottocentesca
Cagliari, rioccupata, divenne dal 1798 al 1814, oltre che capitale, centro politico-amministrativo del Regno di Sardegna e ospitò nel Palazzo reale (detto Viceregio) la corte sabauda, cacciata da Torino dai francesi, i quali avevano costituito la Repubblica Piemontese, mentre non avevano potuto conquistare la Sardegna. La presenza della corte in città non impedì l'insorgere di varie congiure contro i Savoia, la più importante delle quali è chiamata congiura di Palabanda, dal nome della località in cui si trovava la villa ove venne organizzata. In questi anni si assistette ad un grande sviluppo della città: nel 1811 venne installata la prima illuminazione pubblica e si ebbe la sistemazione della rete stradale. Tuttavia si verificarono anche periodi di carestia seguiti da un'epidemia di febbre (1816). Nel 1847, così come a Sassari, un moto popolare, partito dall'università, portò il re Carlo Alberto a riconoscere la fusione dell'isola con gli stati di terraferma (Piemonte, Savoia, Liguria). Nella prima metà dell'Ottocento, l'età d'oro della cultura sarda, si registrò il declino dell'aristocrazia feudale a favore di un'aristocrazia culturale che, con l'abolizione del feudalesimo e la concessione dello Statuto Albertino (1848), divenne la classe dirigente. Con le nuove tecniche belliche a Cagliari, privata del ruolo di piazzaforte all'indomani dell'Unità d'Italia, furono abbattute le mura e si posero le basi per la grande espansione dell'ultimo secolo. Attirati dalle tante potenzialità inespresse, si stabiliscono in questo periodo a Cagliari numerosi imprenditori (soprattutto liguri, piemontesi, svizzeri e francesi) che favoriranno la modernizzazione cittadina importando le prime forme di industrializzazione; avviene così il passaggio da una società d'Ancien Régime ad una società di tipo capitalista. Gli architetti sardi (e non), tra cui Gaetano Cima e Dionigi Scano, ridisegnano il centro urbano secondo i gusti dell'epoca; si diffonde lo stile neoclassico e neogotico, sorgono i caratteristici palazzi liberty.
Storia novecentesca e contemporanea
Il 14 aprile 1899 viene posta la prima pietra del municipio di via Roma, alla presenza del re Umberto I, i cui lavori avranno termine nel 1907: questo evento dà un avvio quasi simbolico al nuovo secolo, con il trasferimento del potere cittadino dal vecchio quartiere di Castello alla moderna area vicina al Porto, luogo di traffici e commerci. Il palazzo rientra tra le opere realizzate dall'amministrazione di Ottone Bacaredda, sindaco di Cagliari dal 1889 al 1921 quasi ininterrottamente, riconosciuto come uno dei sindaci più illuminati della città. Il 14 maggio 1906 scoppiano a Cagliari gli scioperi contro il carovita, che causano due morti e parecchi feriti. Nel 1924 il Governo Mussolini varò la cosiddetta Legge del Miliardo stanziando più di un miliardo di lire per la modernizzazione della Sardegna, che in buona parte andrà a Cagliari. Anche in città il Fascismo arriva con la sua violenza, occupando le sedi dei partiti avversi e cacciando gli oppositori, tra cui Emilio Lussu che fu assalito nella sua casa di piazza Martiri il 31 ottobre 1926. A fine anni venti, con l'annessione dei comuni di Pirri, Selargius, Quartucciu, Monserrato e, successivamente, Elmas (1937), Cagliari raggiunse i 100.000 abitanti. È in questi anni che vengono costruite importanti opere pubbliche, molte delle quali realizzate da un giovane progettista comunale, Ubaldo Badas, le cui architetture originali contribuiscono ad abbellire la città sia negli anni trenta che nel dopoguerra, come il Parco delle Rimembranze, il Terrapieno e parte dei Giardini Pubblici. Tuttavia, grazie all'attenta amministrazione di Enrico Endrich, fascista convinto ma dotato di libero pensiero, a Cagliari non vengono realizzate opere pubbliche tali da stravolgere il tessuto cittadino originario; le opere progettate dopo la fine del suo mandato (1933), non fecero in tempo a essere costruite a causa della guerra. Durante la seconda guerra mondiale, Cagliari subì numerosi bombardamenti (l'80% della città venne più o meno gravemente colpito, tanto che Cagliari fu dichiarata Città Martire e ricevette una medaglia d'oro al valore militare) dei quali si possono ancora vedere i segni in alcune zone del centro storico. I bombardamenti cominciarono il 17 febbraio del 1943, con l'arrivo sui cieli di Cagliari di un centinaio di aerei statunitensi. Tra il 26 e il 28 febbraio 1943 si hanno i bombardamenti più pesanti, con la distruzione di molti luoghi importanti per Cagliari. In totale le vittime dei bombardamenti in città furono più di 2000. Nel 1948 diventa ufficialmente capoluogo della Sardegna secondo l'articolo 2 dello Statuto della Regione autonoma della Sardegna. Dal secondo dopoguerra in poi la popolazione di Cagliari crebbe ulteriormente fino a raggiungere un massimo di 220.000 abitanti circa nel 1981 per poi calare drasticamente a seguito dei referendum svoltisi fra metà anni ottanta e inizio anni novanta che sancirono l'autonomia delle varie frazioni di epoca fascista, comuni conurbati fortemente alla città storica in un'unione che costituisce il fulcro dell'area metropolitana cagliaritana. Nel corso del XX secolo il centro urbano si è esteso fino al litorale del Poetto e alla zona di Monte Urpinu facendo sorgere i quartieri di San Benedetto, Bonaria, La Vega, Tuvumannu e San Michele.
Monumenti e luoghi d'interesse
La lunga storia e le varie dominazioni e influenze provenienti dall'esterno hanno contribuito a donare alla città un'importante patrimonio culturale e architettonico. Per quanto riguarda i periodi storici più antichi si segnalano la necropoli di Tuvixeddu, di età punica, e l'Anfiteatro romano, risalente al II secolo. Cuore medioevale della città è il quartiere fortificato di Castello, che fino alla seconda guerra mondiale, fu la residenza dei nobili. Degni di nota sono anche i quartieri storici di Stampace, Marina e Villanova. Il primo era il quartiere dei borghesi e dei mercanti, il secondo era il quartiere dei pescatori e marinai, il terzo quello dei pastori e dei contadini.
Architetture religiose
Fra le numerose chiese presenti a Cagliari si possono ricordare: Basilica di San Saturnino: Rappresenta la più antica chiesa della Sardegna di cui si abbia notizia; edificata nel V secolo e rimaneggiata in età romanica, è stata ristrutturata e riconsacrata di recente. Cattedrale di Santa Maria: Costruita a Castello nel corso della prima metà del XIII secolo, venne elevata al rango di Cattedrale nel 1258. Originariamente in stile romanico pisano, ha subito vari rifacimenti nel corso dei secoli. Chiesa di San Michele: Chiesa seicentesca in stile barocco sorge nel quartiere di Stampace Collegiata di Sant'Anna: Importante esempio di architettura barocca, è situata a Stampace e risale al tardo XVIII secolo. Santuario di Nostra Signora di Bonaria: Complesso costituito dal piccolo Santuario trecentesto e dalla Basilica sorta nel XVIII secolo. Il Cimitero monumentale di Bonaria è Considerato come uno dei più importanti cimiteri monumentali d'Europa dall'Association of Significant Cemeteries in Europe ospita le spoglie di diversi cagliaritani illustri nonché le opere scultoree di vari artisti sardi e della penisola operanti in Sardegna fra Ottocento e Novecento.
Architetture militari e Siti archeologici
Castello di San Michele: L'edificio fortificato sorge sul colle omonimo e rappresenta uno dei pochi esempi di architettura risalenti al periodo giudicale sopravvissuti fino ai giorni nostri. Mura e torri pisane (Torre dell'Elefante, Torre di San Pancrazio, Torre dello Sperone, Torre dell'Aquila) : Opere di fortificazione realizzate dai Pisani fra XIII e XIV secolo. Il Bastione di Saint Remy: Venne costruito alla fine del XIX secolo sulle mura antiche della città, risalenti agli inizi del XIV secolo, collegando fra loro i tre bastioni meridionali della Zecca, di Santa Caterina e dello Sperone, per unire il quartiere Castello con quelli sottostanti di Villanova e Marina. Anfiteatro romano: Realizzato durante l'età imperiale, poteva contenere 10.000 spettatori e ospitava lotte gladiatorie e spettacoli teatrali. Necropoli di Tuvixeddu: È la più grande necropoli punica esistente e sorge sul colle omonimo. Oltre alle tombe puniche sono presenti anche sepolcri di epoca romana. Anfiteatro romano: Realizzato durante l'età imperiale, poteva contenere 10.000 spettatori e ospitava lotte gladiatorie e spettacoli teatrali. Villa di Tigellio
Architetture civili
Palazzo reale (o viceregio): Edificato in epoca aragonese, fino al 1847 era la residenza dei viceré e, in alcune occasioni, dei Re del Regno di Sardegna. Antico Palazzo di Città: Fu sede municipale della città di Cagliari dal periodo aragonese fino ai primi del Novecento. Palazzo Boyl: Palazzo nobiliare in stile neoclassico situato nel quartiere di Castello e risalente alla metà dell'Ottocento. Palazzi liberty: Serie di palazzi sorti fra Ottocento e Novecento su commissione dalle crescente borghesia imprenditoriale cagliaritana, fra gli esempi più significativi si possono citare la Palazzata di Via Roma, il Palazzo Valdés, Palazzo Balletto, Palazzo Merello, Palazzo Accardo; o fatti realizzare da esponenti della cultura cagliaritana, come la villa Atzeri, in viale Regina Elena, commissionata dall'allora preside della Facoltà di Giurisprudenza nonché professore di diritto civile presso l'Università di Cagliari. Palazzo dell'Università: Di epoca sabauda, ospita il rettorato e la biblioteca universitaria. Palazzo Vivanet: Palazzo in stile neogotico costruito sul finire dell'Ottocento si trova nella Via Roma fronte stazione ferroviaria. Nuovo palazzo civico: Attuale sede municipale, venne ultimato nel 1907 ed è intitolato ad Ottone Bacaredda. Lo stile eclettico dell'edificio riprende modelli gotico-catalani e liberty.
Ambiente, verde urbano, parchi e spiagge
La Laguna di Santa Gilla (3.000 ettari di superficie) a ovest e lo Stagno di Molentargius a est (17,6 km²), riconosciuti come zone umide protette da varie leggi regionali e della comunità europea, offrono asilo a notevoli colonie di fenicotteri che da anni vi nidificano, creando un ambiente simile a quello della Camargue francese. Mentre per lo specchio d'acqua del Molentargius è stato messo in atto un piano turistico e di rivalutazione ambientale, con bonifiche e apertura al pubblico di parte del parco, a Santa Gilla vi è ancora una situazione in molti punti di degrado, con parte dello stagno interrato nel 1980 per la realizzazione del Porto Canale. Di seguito una lista dei più importanti parchi cittadini: Parco del colle di San Michele (253.000 m²) Parco di Monte Claro (250.000 m²) Parco di Monte Urpinu (247.000 m²) Parco di Terramaini (127.000 m²) Parco della Musica (50.000 m²) Orto Botanico (50.000 m²) Parco della ex-vetreria Pirri (25.000 m²) Giardini pubblici (17.000 m²) Giardino sotto le mura (6500 m²) Orto dei Cappuccini (8000 m²) Parco delle Rimembranze Parco CIPLA Parco naturale Molentargius-Saline (16.000.000 m²) Laguna di Santa Gilla (13.500.000 m²) Spiagge La spiaggia Il Poetto fra Cagliari e Quartu Sant'Elena, sullo sfondo la Sella del Diavolo Il Poetto (in sardo Su Poettu) è la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa otto chilometri, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant'Elena. Altra spiaggia frequentata è la piccola spiaggia di Calamosca situata nel tratto di mare tra la zona di Capo Sant' Elia e il Poetto.
La spiaggia Il Poetto
Il Poetto (in sardo Su Poettu) è la principale spiaggia di Cagliari che si estende per circa otto chilometri, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant'Elena. Altra spiaggia frequentata è la piccola spiaggia di Calamosca situata nel tratto di mare tra la zona di Capo Sant' Elia e il Poetto.
La lingua autoctona di Cagliari
La lingua autoctona di Cagliari, resa coufficiale nello Statuto comunale, è il sardo (sardu) e per la precisione il campidanese (campidanesu) nella variante cagliaritana (casteddaju). Tale lingua è parlata sempre meno dalle nuove generazioni del luogo, che utilizzano in larga misura l'italiano, perlopiù espresso nel suo dialetto regionale: difatti, tramite l'istruzione obbligatoria ed i mezzi di comunicazione di massa, l'italiano è diventato predominante nei rapporti sociali, formali e informali, relegando sempre più l'altra lingua ad un ruolo sociologico subalterno; spesso i giovani ne hanno solo una competenza passiva, dovuta al rapporto con i parenti anziani che ancora lo parlano, mentre con i genitori (per scelta di questi ultimi in merito alla loro educazione) hanno sempre parlato in italiano. La variante cagliaritana del sardo nei suoi registri alti ha tradizionalmente rappresentato il modello linguistico di referenza per tutta l'area meridionale dell'isola, variante diastratica alta utilizzata dal ceto borghese in tutto il dominio campidanese, nonché modello letterario di riferimento per scrittori e poeti.
Tradizioni e folclore
Cagliari e la sua area demologica presentano molte manifestazioni antropologiche peculiari, eredità dei vari popoli che hanno influenzato la storia della città. Numerose sono le feste religiose che la città ha praticato nel corso dei secoli. Molte si svolgono ancora oggi, mentre di altre se ne è mantenuto solo il ricordo nella memoria orale o nella tradizione letteraria. Nel periodo di Carnevale si svolgono delle sfilate di maschere accompagnate dal ritmo della ratantira, con carri artigianali e costumi che riprendono in chiave carnevalesca quelli cagliaritani, in particolar modo quello della Panetiera. Nel corso del Novecento la tradizione del Carnevale è stata portata avanti dalla GIOC, associazione della Gioventú Italiana Operaia Cattolica, con sede fino al 2007 nella chiesa di Santa Restituta in Stampace. Da quando l'associazione non ha più una propria sede, poiché revocata da parte dell'allora Arcivescovo, si è dovuta sospendere momentaneamente la manifestazione tradizionale, lasciando il posto a una più commerciale riservata ai bambini. Nel periodo pasquale le varie arciconfraternite organizzano i riti della Settimana Santa e della Pasqua. Il giorno di pasquetta si svolge inoltre una processione dedicata a Sant'Efisio, per sciogliere il voto per la grazia concessa nel 1793 quando per sua intercessione le navi francesi che bombardavano Cagliari vennero portate via dal vento in tempesta[70]. Come le altre feste dedicate al Santo Guerriero, viene organizzata dall'Arcinconfraternità del Gonfalone. Il 1º maggio si celebra un evento religioso e culturale di grande importanza in Sardegna: la festa di sant'Efisio martire, una processione annuale che si svolge per sciogliere il voto fatto al santo dalla città durante l'epidemia di peste del 1652. Per l'occasione, nel capoluogo si concentrano decine di gruppi in costume tipico provenienti da tutta l'isola, centinaia di cavalieri e numerosi carri addobbati (chiamati traccas) trainati dai buoi. Tutti insieme partecipano alla grande sfilata nel centro di Cagliari che ha fine con l'arrivo in Via Roma del cocchio con la statua del santo la quale viene poi trasportata fino a Nora presso la chiesa a lui dedicata. Il 4 maggio il simulacro del santo fa il suo rientro a tarda notte nella sua chiesa cagliaritana. Sempre a maggio si svolgono i festeggiamenti per sant'Ignazio da Laconi e per san Francesco da Paola, in quest'ultimo caso si può seguire una suggestiva processione a mare. Nel mese di luglio è la volta della festa con la caratteristica processione a mare, di Nostra Signora di Bonaria, per l'occasione decine di imbarcazioni imbandierate accompagnano il simulacro della Vergine nelle acque del porto. Il 15 agosto si festeggia l'assunzione di Maria. Mentre nella tradizione italiana la Madre di Dio viene raffigurata come una creatura "viva", a Cagliari, e in Sardegna generalmente, viene raffigurata come addormentata. La Dormitio della Vergine è una tradizione bizantina (per la parte spirituale) e catalana (soprattutto per la parte della vestizione). In tale data avviene una processione in cui il simulacro della Madonna è adagiato come addormentato su un letto, coperta da un velo. Il Patrono della città è san Saturnino, che si festeggia il 30 ottobre
La cucina cagliaritana
La cucina cagliaritana è legata alla cucina tipica dell'isola, in particolare alla cucina campidanese, ma presenta anche influenze catalane e liguri. Fra i piatti più tradizionali si possono citare quelli a base di pesce come la fregula cun cocciula (fregola con le vongole), cocciula e cozzas a schiscionera (vongole e cozze cucinate in tegame), sa burrida a sa casteddaia (piatto a base di gattuccio marino, aceto e noci), sa cassola (zuppa di pesci, crostacei e molluschi), le orziadas (anemoni di mare insemolati e fritti) e l'aligusta a sa casteddaia (aragosta condita alla cagliaritana). I primi piatti più famosi sono i malloreddus a sa campidanesa, spaghetti con vongole e bottarga, spaghittus cun arrizzonis (spaghetti ai ricci di mare serviti anche in diverse varianti, coi carciofi o con asparagi selvatici), su mazzamurru (pane casereccio raffermo cotto nel sugo o nel brodo, condito col pecorino grattugiato) e le panadas (piatto originario di Assemini, consiste in una sorta di torta salata ripiena di carne o anguille, la cui pasta viene preparata impastando semola, strutto e olio d'oliva); i secondi piatti sono composti essenzialmente da arrosti di carne. I dolci più conosciuti sono le pardulas, sebadas, candelaus, pabassinas diffusi in tutta l'isola, mentre fra i vini prodotti nel cagliaritano si segnalano il Nuragus, il Nasco, il Girò, il Malvasia, il Moscato e il Monica.
Musei e gallerie
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