Turismo
Capacità ricettiva
Il settore turistico regionale si conferma come un comparto principalmente basato sull’unicità delle risorse naturali che costituiscono allo stesso tempo un input della funzione di produzione turistica ed un elemento fondamentale della funzione di utilità dei turisti-consumatori. Seppure nell’ambito di un significativo processo di espansione dei flussi, il trend di lungo periodo (anni 2004 – 2010) sottolinea il sostanziale permanere delle criticità di un settore fortemente specializzato nel segmento marino-balneare:
- la concentrazione spaziale della capacità ricettiva e del movimento turistico, localizzate prevalentemente e in misura crescente lungo la fascia costiera dell’isola;
- la concentrazione temporale dei flussi, con una stagionalità del fenomeno turistico-ricettivo sensibilmente più accentuata rispetto al contesto allargato;
- il progressivo decremento degli indici di utilizzazione degli esercizi alberghieri e dell’insieme delle strutture ricettive come conseguenza della dimensione media delle strutture alberghiere tra le più elevate in ambito nazionale e di un’espansione della capacità ricettiva al di sopra dei tassi di crescita del movimento turistico.
Il fenomeno si traduce nel tasso di utilizzo della capacità ricettiva al di sotto delle medie con un dimensionamento orientato al soddisfacimento di una domanda prevalentemente estiva ed una variazione media annua dei posti letto e delle camere sensibilmente superiore al dato nazionale. Il rilevante fenomeno delle seconde case ad uso turistico non classificate contribuisce in misura determinante ad amplificare gli effetti negativi associati alla concentrazione spaziale e temporale dei flussi sfuggendo a qualunque tipo di regolamentazione. l fenomeno ostacola il corretto dimensionamento dei servizi collettivi nel le località su cui insistono, producendo esternalità negative di natura sia ambientale (congestionamento idrico-depurativo, sovrapproduzione di rifiuti urbani, congestionamento viario, ecc.) che economica (effetto di spiazzamento ai danni della ricettività classificata).
A ciò si aggiunge un progressivo sottodimensionamento delle performance economiche realizzate dall’industria ricettiva regionale rispetto all’intero tessuto produttivo isolano, testimoniato dalla modesta presenza di imprese leader tra i best performer locali, da una modesta evoluzione del fatturato e del valore aggiunto, da un relativo contenimento degli indicatori di redditività delle attività ricettive. Nonostante la dinamica positiva nel medio-lungo periodo, nel corso delle stagioni più recenti si sono inoltre registrati diffusi segnali di criticità sul fronte della domanda, sintetizzabili in una perdita progressiva di competitività rispetto ai principali concorrenti quale effetto congiunto di un minore grado di appeal della destinazione, di un effetto-crisi generalizzato e del consolidarsi di nuove modalità di consumo turistico a livello nazionale ed internazionale in termini sia di frequenza/durata media dei soggiorni che di motivazioni di viaggio. In parziale controtendenza rispetto alla media nazionale, l’effetto depressivo indotto da un ampio raggruppamento di mercati esteri si è andato a cumulare con le difficoltà pressocchè consolidate dei flussi nazionali tanto da determinare una contrazione più che proporzionale delle presenze e un progressivo deterioramento del valore aggiunto generato dal settore turistico e, ancor più, della quota che di tale valore aggiunto viene effettivamente trattenuta dal sistema economico regionale.
In particolare, sul fronte macroeconomico la dinamica regionale si traduce in una vocazione marcatamente turistica della struttura produttiva e dei consumi interni, che tuttavia mostra ancora valori modesti di spesa e di valore aggiunto, una forte dipendenza dal mercato domestico, un apporto straniero sensibilmente al di sotto delle medie allargate (sia in termini assoluti che di valori procapite). Inoltre, gli incrementi registrati in termini di spesa complessiva hanno alimentato una crescita meno che proporzionale del valore aggiunto generato dal settore turistico e, ancor più, della quota che di tale valore aggiunto viene effettivamente trattenuta dal sistema economico regionale, in virtù della capacità del tessuto produttivo locale di soddisfare endogenamente le esigenze di consumo turistico e dei conseguenti effetti di dispersione verso altre aree del Paese. Il dato trova peraltro riscontro in una produttività del lavoro in ambito turistico costantemente al di sotto delle medie allargate.
(Fonte: ASSESSORATO DEL TURISMO, ARTIGIANATO E COMMERCIO - Linee guida strategiche triennali del turismo 2013-2015)
I traghetti
Dal 1961 al 2010 il gruppo Ferrovie dello Stato ha effettuato anche un collegamento con navi traghetto tra i porti di Golfo Aranci e Civitavecchia. Tale relazione (di 115 miglia nautiche) nacque col fine di garantire un regolare servizio per il trasporto di carri merci, persone e autoveicoli (oltre che di rotabili) tra la Sardegna e l'Italia continentale, prerogative che dagli anni duemila in poi ha progressivamente perso, arrivando alla dismissione prima del trasporto di persone e auto nella primavera 2001, e poi all'interruzione del servizio regolare di trasporto merci nel 2009. Dal 2010 il servizio viene eseguito solo su richiesta e in condizioni di sostenibilità economica, inoltre la chiusura degli impianti ferroviari nel porto di Civitavecchia in quello stesso anno] ha portato allo spostamento della rotta dal centro laziale a Messina, distante 333 miglia nautiche]. A queste variazioni al servizio è seguito un crollo del traffico merci, passando dai circa 16 000 carri trasportati nel 2007] ai 3 261 del 2008 (anno in cui si manifestò il tentativo di interruzione dell'esercizio regolare), ai 253 del 2009, sino ai 48 del 2010] e ai 34 del 2011.. In precedenza negli anni settanta e nei primi anni ottanta la media si assestava invece sui 50 000 carri e su oltre 400 000 passeggeri trasportati all'anno], mentre per quanto riguarda le merci a metà anni novanta si toccarono punte di quasi 65 000 carri movimentati], valore poi man mano sceso ai dati precedenti all'interruzione del servizio regolare. Tale calo secondo la Regione Autonoma della Sardegna fu dovuto non alla mancanza di domanda di trasporto ma alla progressiva dismissione delle navi operative sulla rotta], che portò a ridurre la capacità di carico del 65% nel giro di un decennio. Sei furono le navi costruite appositamente per il servizio sulla relazione (altre tuttavia furono dirottate dallo Stretto di Messina all'occorrenza), strutturate con ponti binari per ospitare carri e rotabili in genere e, nella maggior parte dei casi, attrezzate per il trasporto di passeggeri e veicoli su gomma. In ordine di entrata in servizio si tratta dei traghetti Tyrsus, Hermaea, Gennargentu, Gallura, Garibaldi (solo per trasporto merci) e Logudoro: salvo quest'ultimo, tutti gli altri sono stati demoliti nel corso degli anni.
Di Piergiuliano Chesi, CC BY 3.0
Wikimedia (Tirrenia Traghetto Dimonios)
04/02/2013
Nasce la Costa Smeralda
Il moderno turismo in Sardegna ebbe inizio nel 1948 quando furono avviati i primi investimenti ed i primi piani di sviluppo in concomitanza con l'acquisizione dello status di regione autonoma e con la sconfitta definitiva della malaria lungo le coste. Le prime promozioni e realizzazioni infrastrutturali furono attuate attraverso l'Ente sardo industrie turistiche (ESIT) che promosse e finanziò la costruzione di alcuni alberghi fra cui l'hotel Miramar di Alghero (1953). La prima scossa turistica si sviluppò a cavallo tra gli anni '50 e '60, soprattutto ad Alghero e nella sua Riviera del Corallo. Ma il decollo dell'industria turistica si realizzò a partire dai primi anni sessanta allorché fu fondata dal principe ismailita Aga Khan la Costa Smeralda con il luogo di elezione Porto Cervo, nel comune di Arzachena, che divenne il simbolo del turismo isolano. Per la realizzazione dei vari insediamenti contribuirono diversi architetti di grande fama come Luigi Vietti, Michele Busiri Vici e Jacques Couelle. Alla nascita di Porto Cervo ben presto seguirono Porto Rotondo, Romazzino, Cala di Volpe, Porto Raphael. Mentre la Costa Smeralda si affermava sempre di più tra il jet set internazionale, in molti comuni costieri dell'Isola ebbe inizio la corsa alla costruzione di insediamenti turistici. A questa iniziativa seguirono una miriade di altri insediamenti, con un'offerta turistica simile, quali Baja Sardinia, Liscia di Vacca, per citarne alcuni nelle vicinanze, ma anche nel resto della Sardegna il settore si sviluppò in maniera esponenziale, fino a divenire uno dei settori principali delle attività economiche dell'Isola. Tuttavia dagli anni settanta in poi, a seguito del consistente incremento del valore delle aree, si è avuto un eccessivo sfruttamento delle coste con miriadi di nuove costruzioni (cementificazione), principalmente seconde case, molto spesso di scarsa qualità, fino a porre in serio rischio gli equilibri del sistema naturale.
Di Alistair Wettin - Opera propria, CC BY-SA 4.0
Wikipedia (Veduta di Porto Cervo)
21/08/2014