Lingue e Dialetti
"Capo di sopra" e "Capo di sotto"
Secondo alcune interpretazioni, gli antichi Sardi del periodo prenuragico e nuragico conservarono senza rilevanti alterazioni lingua e costumi pre-indoeuropei dell'Europa Antica. Secondo alcune teorie la lingua sardiana o protosarda sarebbe stata affine a quella etrusca, mentre secondo altre lo sarebbe stata con quelle basco-iberiche; un'altra ipotesi suppone che nell'isola erano presenti popolazioni contraddistinte sia da parlate indoeuropee che pre-indoeuropee.
In Sardegna si parlano oggi diverse lingue romanze: oltre all'italiano, introdotto nell'isola con un atto potestativo nel 1760 e correntemente espresso dalla gran parte dei locutori nella sua variante regionale, la lingua più diffusa nell'isola è il sardo, ritenuta subito dopo l'italiano la più conservativa tra le lingue romanze. Parlata in larga parte dell'isola, essa è ripartita da una parte dei glottologi in due varianti fondamentali:
- nel cosiddetto "capo di sopra", il sardo logudorese (sardu logudoresu) è la variante rimasta più simile al latino in desinenze e pronuncia e generalmente considerata quella di maggior prestigio letterario; in essa furono scritte molte poesie e componimenti come, per esempio, l'inno del Regno in epoca sabauda, "No potho reposare" e "Procurad'e moderare, barones, sa tirannia". Nel logudorese viene generalmente compresa come sottovarietà la variante nuorese e barbaricina (sardu nugoresu e sardu barbaritzinu), che si caratterizza per una ancor maggiore conservazione e fedeltà al latino ma con frequenti elementi arcaici del sostrato preindoeuropeo. Nella regione del Guilcer sono diffuse parlate di transizione col campidanese, a cui si sono ispirati gli studiosi che hanno elaborato la variante scritta della Limba Sarda Comuna, adottata dalla Regione nel 2006.
- nel cosiddetto "capo di sotto" il sardo campidanese (sardu campidanesu) presenta vocaboli di matrice fenicio-punica oltre che nuragica, ed è parlato nell'intero meridione isolano, costituendone anche la variante più diffusa; nell'Ogliastra la parlata ha una matrice campidanese arcaica, con molti vocaboli barbaricini.
Sa limba sarda
Altri linguisti teorizzano, invece, la sostanziale unitarietà del sistema linguistico sardo, anche tenendo conto dell'oggettiva impossibilità nel tracciare un confine netto tra i sistemi dialettali per via dell'esistenza di numerose parlate con caratteri mediani (es. arborense, barbaricino meridionale, ogliastrino etc.).
Il sardo è stato utilizzato in diverse epoche come lingua istituzionale; tra i documenti più importanti vi sono i condaghi, gli Statuti Sassaresi e la Carta de Logu. Di recente, con l'approvazione della legge 482/99, il sardo e il catalano sono stati riconosciuti e tutelati a livello statale come minoranze linguistiche storiche, mentre la tutela di sassarese, gallurese e tabarchino è riconosciuta dalla legge regionale 26/97. Nell'ambito delle iniziative per la lingua sarda, la Regione ha avviato dei progetti denominati LSU (Limba Sarda Unificada) e LSC (Limba Sarda Comuna) al fine di definire e normalizzare trascrizione e grammatica di una lingua unificata che comprenda le caratteristiche comuni di tutte le varianti. Nell'aprile del 2006 la Limba Sarda Comuna è diventata lingua ufficiale per le comunicazioni in sardo dell'amministrazione regionale. Nel 2012 la giunta Cappellacci introduce la dicitura «Regione Autònoma de Sardigna» in sardo, con la stessa evidenza grafica dell'italiano, nei documenti, nello stemma della Regione e in tutte le produzioni grafiche legate alla propria comunicazione istituzionale.
Idiomi locali
Accanto alla lingua sarda propriamente detta, nel nord dell'isola sono parlati due idiomi romanzi di derivazione corso-toscana:
- nella regione nord-occidentale dell'isola, il sassarese (sassaresu) è parlato a Sassari e con piccole variazioni nella Nurra, Romangia e Anglona. È un idioma nato dalla commistione fra corso, pisano, ligure e la successiva forte influenza del sardo logudorese;
- nella regione nord-orientale dell'isola, la Gallura, è parlato il gallurese (gadduresu /ga??u'rezu/) che si avvicina particolarmente al dialetto parlato nella Corsica del Sud, frutto e testimonianza dei contatti fra le due isole e delle migrazioni nello Stretto di Bonifacio avvenute dalla preistoria fin quasi ai giorni nostri.
- nella città di Alghero dal XIV secolo è parlata una variante arcaica del catalano orientale, l'algherese (alguerès), che risulta lingua co-ufficiale nel Comune;
- nel Sulcis, nell'isola di San Pietro (Carloforte) e nella parte settentrionale dell'isola di Sant'Antioco (Calasetta) è parlato un dialetto ligure coloniale, denominato tabarchino (tabarchin) perché portatovi dagli immigrati di origine ligure (Pegli) esiliati dall'isola di Tabarka in Tunisia nel XVIII secolo;
- Statuti Sassaresi del XII - XIII secolo, scritti in sardo e latino, con gotica corsiva costituiscono poi testimonianza delle recenti migrazioni i casi di Arborea e Tanca Marchese, dov'è anche parlato il veneto dei coloni ivi giunti per le bonifiche del fascismo, e della frazione di Fertilia, che ospita nuclei di origine ferrarese ed esuli istriani giunti nel dopoguerra.
Origini della lingua sarda
La lingua sardiana o protosarda sarebbe stata affine a quella etrusca mentre secondo altre lo sarebbe stata con quelle basco-iberiche; un'altra ipotesi ancora suppone che nell'isola fossero presenti popolazioni contraddistinte sia da parlate indoeuropee che pre-indoeuropee. Le prime testimonianze scritte in Sardegna risalgono al periodo fenicio-punico con documenti come la Stele di Nora, mentre la successiva provincia romana della Sardegna e Corsica ebbe ovviamente come lingua ufficiale il latino. Questo sarà soppiantato nell'uso ufficiale solo dal greco bizantino durante l'Esarcato d'Italia, ma ritornò in auge nella variante medievale come lingua colta, affiancando il sardo usato per vari documenti ufficiali come condaghe e Carta de Logu.[98]. Altri documenti furono redatti in più lingue, come gli Statuti Sassaresi, in latino e sardo, o in toscano, come il Breve di Villa di Chiesa a Iglesias. L'istituzione del Regno di Sardegna porterà all'utilizzo prima del catalano e poi dello spagnolo, che resterà lingua ufficiale fino a metà Settecento, sostituito dalle riforme di Giovanni Battista Lorenzo Bogino con l'italiano, introdotto per la prima volta nell'isola con un atto potestativo nel mese di luglio del 1760 e tuttora in uso.
La lingua sarda nelle istituzioni
Il sardo è stato utilizzato in diverse epoche come lingua istituzionale; tra i documenti più importanti vi sono i condaghi, gli Statuti Sassaresi e la Carta de Logu. Con l'approvazione della legge 482 del 1999, il sardo e il catalano sono stati riconosciuti e tutelati a livello statale come minoranze linguistiche storiche, mentre la tutela di sassarese, gallurese e tabarchino è riconosciuta dalla legge regionale 26 del 1997. Nell'ambito delle iniziative per la lingua sarda, la Regione ha avviato dei progetti denominati LSU (Limba Sarda Unificada) e LSC (Limba Sarda Comuna) al fine di definire e normalizzare trascrizione e grammatica di una lingua unificata che comprenda le caratteristiche comuni di tutte le varianti. Nell'aprile del 2006 la Limba Sarda Comuna è diventata lingua ufficiale per le comunicazioni in sardo dell'amministrazione regionale. Nel 2012 la giuntaCappellacci introduce la dicitura «Regione Autònoma de Sardigna» in sardo, con la stessa evidenza grafica dell'italiano, nei documenti, nello stemma della Regione e in tutte le produzioni grafiche legate alla propria comunicazione istituzionale.