Archeologia
I primi insediamenti
I primi insediamenti preistorici della Sardegna risalgono al Paleolitico Inferiore (500.000-350.000 anni fa) secondo gli archeologi che nel 1979-1980 scoprirono un'industria litica presso il rio Altana a Perfugas, in Anglona. Nel IV millennio a.C. si sviluppò la prima espressione culturale, di cui si trovano tracce in tutta l'isola, la Cultura di Ozieri. I ritrovamenti archeologici conservati nei più importanti musei isolani hanno messo in risalto quale progresso sociale e culturale conseguirono le popolazioni preistoriche sarde. Nel II millennio a.C. le testimonianze archeologiche della civiltà nuragica sono innumerevoli e lo sviluppo di una civiltà frammentata in cantoni ha lasciato sull'isola importanti e numerose vestigia. I Fenici frequentarono assiduamente la Sardegna introducendovi urbanesimo e scrittura.
Di Sailko - Opera propria, CC BY-SA 3.0
Wikipedia (Frammento di Vaso con figure umane)
22/08/2013
L'epoca nuragica
La Civiltà nuragica ebbe origine durante la fase culturale detta di Bonnanaro (1800-1600 a.C. circa)., imparentata con la precedente cultura del vaso campaniforme e con quella di Polada, e secondo le ricerche degli studiosi fu il frutto dell'evoluzione delle preesistenti culture megalitiche. Si diffondono i manufatti in bronzo e i pugnali si evolvono nelle prime spade, come quelle in rame arsenicale rinvenute nell'ipogeo di Sant'Iroxi in territorio di Decimoputzu. I dolmen a galleria (o allée couvertes) del periodo prenuragico si trasformano in tombe dei giganti, lunghe anche 30 metri, e vengono eretti i primi protonuraghi o nuraghi a corridoio di cui se ne conoscono circa 500 esemplari. I nuraghi a tholos rappresentano l'evoluzione dei protonuraghi e sono inizialmente del tipo monotorre ma con il passare dei secoli diventano sempre più complessi, fino ad assumere l'aspetto di vere e proprie regge con numerose torri attorno ad un mastio centrale (ad esempio Su Nuraxi di Barumini e Arrubiu di Orroli). Più di 7000 nuraghi, in media uno ogni 4 km² caratterizzano ancora oggi il territorio della Sardegna. Erano il centro della vita sociale delle comunità sarde ed attorno ad essi si sviluppavano i villaggi di capanne circolari. Secondo le ipotesi degli studiosi, l'isola in quel periodo era molto popolata: alcune ipotesi indicano che su una media di 5000 nuraghi semplici e di 3000 fra nuraghi complessi e villaggi, con una media di 10 abitanti per ogni torre isolata e di 100 abitanti per ogni borgo, si poteva contare una popolazione di circa 245.000 unità (la Sardegna raggiungerà nuovamente una simile densità abitativa solo nel XV secolo)]; altre ipotesi fanno supporre ad un numero maggiore, tra i 400.000 e i 600.000 abitanti. I Nuragici furono gli abitatori della Sardegna per oltre un millennio. Erano un popolo di guerrieri, pastori e contadini, suddivisi in piccoli nuclei tribali (clan). Grazie a nuovi reperti archeologici si fa sempre più certa l'ipotesi che fossero abili nell'arte della navigazione che gli permetteva di spostarsi in tutto il bacino del Mediterraneo, mantenendo contatti con le popolazioni micenee, cretesi, cipriote, etrusche e iberiche. Ceramiche nuragiche risalenti ad un periodo compreso fra il bronzo medio e il bronzo finale sono state scoperte infatti nell'Ellade, a Creta, Cipro e in Sicilia], mentre alla prima età del ferro sono da ascrivere i reperti ceramici rinvenuti lungo le coste iberiche e quelle tirreniche. Tali ceramiche per la maggior parte non costituivano prodotti da esportare e commerciare, ma erano prevalentemente vasi comuni, anforette, olle utilizzate dai marinai nuragici come ceramica di bordo, mentre le brocchette askoidi, considerate tra i contenitori nuragici più raffinati, dal collo sottile e dal corpo globulare, finemente decorate e rinvenute in tombe etrusche, secondo gli studiosi, contenevano vino sardo commerciato con gli Etruschi che nel IX - VIII secolo a.C. ancora non coltivavano la vite. Allo stesso tempo perline in vetro, ceramiche, avorio e lingotti di rame a pelle di bue raggiungono l'Isola dal mediterraneo orientale. I pozzi sacri e i cosiddetti tempietti a megaron costituiscono le più importanti strutture religiose di questa civiltà. Al riguardo dei pozzi sacri, dedicati al culto della acque, secondo le recenti ricerche dello studioso Arnold Lebeuf, il pozzo sacro di Santa Cristina, in particolare, è risultato essere un elaborato osservatorio astronomico tanto da suggerire che i popoli nuragici possedevano conoscenze molto avanzate per un'epoca così lontana. Solo una perfetta conoscenza delle complicate teorie lunari poteva rendere possibile, secondo lo studioso, il disegno e la costruzione dell'osservatorio il cui progetto è stato pianificato punto per punto prima di scavare sulla roccia. Vengano annoverate fra le più importanti produzioni artistiche nuragiche le grandi statue in arenaria dei giganti di Monte Prama, alte anche più di due metri e raffiguranti arcieri, pugilatori e guerrieri, e i bronzetti, statuette in bronzo realizzate con la tecnica della cera persa tipiche di quel periodo, con raffigurazioni di soggetti a volte realistici, a volte immaginari. Con l'arrivo in Sardegna dei Cartaginesi prima e dei Romani poi, i Nuragici si ritirarono nelle regioni interne dell'Isola opponendo una fiera resistenza agli invasori.
Di Xoil - Opera propria, CC BY-SA 4.0
Wikipedia (Pannello informativo cultura Bonnanaro)
06/06/2018
Roma e Cartagine
Cartagine e Roma se la contesero lasciandovi tracce indelebili. Sin dalla nascita dell'archeologia il territorio sardo fu ritenuto di grande interesse per i primi ricercatori. Nel XIX secolo il canonico Giovanni Spano diede inizio all'esplorazione dei maggiori siti, descrivendo poi le sue scoperte nel Bullettino archeologico sardo. Nei primi anni del XX secolo, l'archeologo Antonio Taramelli intraprese una serie di scavi nel sud dell'isola e la sua attività di recupero ed individuazione di nuovi siti continuò per circa trent'anni.
Nel dopoguerra Giovanni Lilliu con diverse campagne di scavo aveva portato alla luce il villaggio nuragico Su Nuraxi, concorrendo ad aprire nuove prospettive e conoscenze sulla storia degli antichi Sardi.
Attualmente sono in corso su tutto il territorio ulteriori e numerose campagne di scavi, seppure spesso con carenza di finanziamenti e con molti siti ancora da riportare alla luce, che potrebbero fornire nuove testimonianze storiche sui periodi meno conosciuti.
© Michel Royon / Wikimedia Commons
Wikimedia (Su Nuraxi Barumini)
28/09/2010
L'epoca romana
I Romani ottennero la Sardegna nel 238 a.C. al termine della Prima Guerra Punica. Nel 215 a.C., mentre Annibale invadeva la penisola italica, il condottiero sardo-punico Amsicora, un ex latifondista di Cornus, alleato coi popoli nuragici dell'interno, guidò la resistenza anti-romana, ma fu sconfitto in una battaglia campale svoltasi nel campidano di Cagliari. Per lungo tempo la dominazione romana fu segnata dalla difficile convivenza con i Nuragici. Gradualmente si raggiunse una certa integrazione, anche se costanti furono le rivolte, in particolare quelle dei Balari e degli Iliensi. I maggiori centri ben presto si romanizzarono e Karalis divenne la capitale della nuova provincia. La città crebbe e fu arricchita di monumenti, tra i quali l'esempio più notevole è probabilmente l'anfiteatro, che fino al 2011 era ancora sede di spettacoli. Nel nord dell'isola, i Romani fondarono il porto di Turris Libisonis, l'odierna Porto Torres, e fecero della cittadina cartaginese di Olbia un centro importante dotata di piazze, acquedotti e complessi termali. Nel 1999, nelle acque dell'attuale porto vecchio furono recuperati 18 relitti di navi romane, di cui due probabilmente dell'età di Nerone, testimonianza dell'importanza dello scalo portuale della città. Ancora oggi le aree urbane situate in queste località, ovvero Cagliari, Sassari e Olbia, sono le principali città dell'isola. Dotarono inoltre l'isola di una rete stradale utilizzata soprattutto per mettere in comunicazione i centri della parte meridionale con il settentrione]. A metà di una di queste strade, fondarono Forum Traiani (presso l'attuale Fordongianus), che divenne il principale centro militare isolano e che nel I secolo d.C. fu dotato di un complesso termale. Svilupparono la coltivazione dei cereali e la Sardegna entrò a far parte delle province granaio, insieme alla Sicilia e all'Egitto. Probabilmente, l'eredità culturale più importante del periodo romano è la lingua sarda, di ceppo neolatino, composta da numerosi dialetti raggruppabili nelle varietà del logudorese e del campidanese.
Carole Raddato from FRANKFURT, Germany
Wikipedia (Forum Traiani Sardegna)
11/02/2015