Flora
Oasi naturali
In tutta Italia sono oltre 100 le Oasi naturali, la prima delle quali è nata verso la fine degli anni '60, distribuite su 35.000 ettari di natura incontaminata, luoghi di straordinaria bellezza i cui obiettivi sono quelli di salvaguardia e conservazione degli ecosistemi e delle biodiversità. All'interno delle Oasi sono rappresentati quasi tutti gli ambienti naturali che fanno parte di un complesso insieme di ecosistemi naturali italiani. Al loro interno è possibile ritrovare aree umide, boschi, tratti di costa, aree marine, laghi, zone di macchia mediterranea, luoghi in cui la natura è viva e protetta nelle quali numerose specie animali e vegetali hanno trovato rifugio, salvandosi dall'estinzione. Le aree naturali protette, chiamate comunemente oasi naturali, sono quelle aree di particolare intersse naturalistico, o storico-culturale, che rispondono a determinati criteri stabiliti dalla legge. Un'oasi è definita come una zona di territorio istituita da un ente pubblico, destinata al rifugio, alla riproduzione e alla sosta della fauna selvatica, in cui è proibita la caccia, salvo per motivi di controllo della specie di fauna selvatica in soprannumero. Questo controllo selettivo, può essere praticato mediante cattura, quando l'istituto nazionale per la fauna selvatica verifichi l'inefficacia degli altri metodi. Le oasi di protezione vengono soppresse, qualora non sussistano più le condizioni idonee al conseguimento delle loro finalità, per modificazioni certificate dall'Istituto Nazionale per la fauna selvatica, sulla base di censimenti delle specie di interesse.
Aree protette
Gli obiettivi primari del sistema delle aree protette si possono riassumere in quattro fasi distinte. La prima è quella di tutela dell'ambiente naturale e di attenta conservazione degli ecosistemi particolarmente rari o minacciati, aree di eccezionale valore naturalistico ed habitat di specie in pericolo di estinzione, per i quali la sorveglianza e il controllo del territorio vengono affidati al personale specializzato che opera in prima persona o in collaborazione con altri enti. La fase successiva sostiene la fruizione dell'ambiente naturale con l'introduzione di alcuni sistemi di osservazione della fauna quali capanni, torri e sentieri, sempre costruiti con materiali naturali perfettamente inseriti nel paesaggio, con lo scopo di illustrare le principali caretteristiche dell'area e i concetti fondamentali di conservazione e di evoluzione dell'ambiente naturale. La seguente prevede lo sviluppo della ricerca scientifica per la conservazione, anche in rapporto allo studio di tecniche di utilizzazione razionale delle risorse naturali. L'ultima fase consiste nello sviluppo ed esemplificazione dimostrativa delle aree naturali protette, in alcuni casi sono state allestiti sentieri-natura completi di tabelle didattiche che consentono alle persone di effettuare la visita da sole. Per ciò che riguarda la gestione delle oasi, queste possono essere gestite direttamente in quanto aree di proprietà di un associazione, indirettamente sulla base di affitti, concessioni, accordi con proprietà pubbliche e private. Posso essere gestite in collaborazione con altri enti, come ad esempio il WWF, oppure poste sotto l'egida dell'ente, con una particolare supervisione sugli aspetti naturalistici della gestione. Le Oasi di protezione sono preferibilmente costituite lungo le rotte di migrazione dell'avifauna secondo le esigenze di tutela individuate con il piano faunistico e gestionale.
Aree protette WWF
In Sardegna le oasi naturali protette sono distribuite su circa 6.500 ettari di territorio. In questa regione il WWF, con le sue Oasi, è riuscito a proteggere dalla speculazione edilizia e dalla caccia ben 3600 ettari di natura. Nell'isola, nel 1985, nacque l'Oasi WWF di Monte Arcosu, quella più grande, e nel 1999 fu istituita l'Oasi Steppe Sarde. Tra le specie faunistiche che popolano le Oasi sarde possono essere citate la rara gallina prataiola e la pernice sarda, la cui caratteristica è quella di vivere solo in una specifica area dell'isola, ma il primato di rilevanza va attribuito sicuramente al cervo sardo che purtroppo, intorno agli anni '80, ha rischiato di estinguersi ma che grazie all'intervento operato da alcune associazioni, tra cui il WWF, ha incrementato il numero di esemplari passando da settanta a mille individui. Nell' Oasi di Monte Arcosu, per divulgare le attività educative legate alla natura, sono ospitate alcune aule didattiche all'aperto. Così come a Monte Arcosu, anche nell' Oasi steppe Sarde, si volgono numerose attività di ricerca scientifica.